Il browser che stai utilizzando presenta delle incompatibilità con il sito. Ti invitiamo ad installare le ultime versioni di Chrome o Firefox per poter utilizzare tutte le funzionalità.
Non ci sono spettacoli legati a questo evento.

BUTTERFLY, il sopravvissuto - per il trentennale delle stragi di mafia
BUTTERFLY, il sopravvissuto - per il trentennale delle stragi di mafia
Con il termine “Hibakusha” in Giappone vennero identificati i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto del 1945. Molti sopravvissuti ai campi di sterminio della Germania nazista, fra cui intellettuali come Primo Levi, Bruno Bettelheim, Tadeusz Borowski e Jean Améry, posero fine alla propria vita scegliendo il suicidio. Un gran numero di sopravvissuti all’attentato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001 o contro il Bataclàn di Parigi del 2015 soffrono tutt’oggi di disturbi mentali legati senza ombra di dubbio a quegli eventi. Gli individui che sopravvivono ad episodi traumatici gravi come quelli menzionati sopra, infatti, possono arrivare a sperimentare un particolare senso di colpa: il senso di colpa di essere sopravvissuti. E non è un caso che in Psicologia i soggetti che soffrono di tali disturbi vengono identificati con quella che viene chiamata: la Sindrome del sopravvissuto. Ed è di questa Sindrome che probabilmente soffre Saro, agente di scorta di un giudice, ucciso insieme ad altri agenti in un attentato. Saro è scampato per caso alla strage: doveva essere lui alla guida dell’auto saltata in aria! Saro è un sopravvissuto e la sua vita è segnata dai sensi di colpa. Una vita la sua, dominata da irritabilità, scoppi di collera, disturbi del sonno e, soprattutto, popolata dai fantasmi dei suoi compagni, morti nell’attentato. E in quelle notti, all’insegna di un dormiveglia sfiancante, i suoi colleghi ritornano a fargli compagnia, facendolo ripiombare ad ogni risveglio nella prostrazione più profonda.
Il ricordo dell’ultimo incontro con i suoi amici-colleghi Lollo e Cecè, svoltosi proprio in un Teatro, dove il “suo Giudice”, un appassionato di Lirica, aveva deciso di incontrare ed interrogare l’ennesimo pentito di mafia, perseguita Saro e lo porta rivivere quella scena (Scena iniziale dello spettacolo), all’insegna delle confidenze e delle speranze di 3 giovani con la tutta la vita da vivere. Lollo, divoratore di vita, tifoso del Palermo e scatenato ballerino, che vuole coinvolgere lo scontroso Saro nelle sue scorribande notturne. Cecè, “l’intellettuale” del gruppo, che sta per laurearsi in giurisprudenza e che vuole ripercorrere la carriera del “suo Giudice”. E’proprio Cecè a leggere quel giorno una strana notizia sul giornale: Nel gennaio del 1992 numerosi container contenenti Friendly Floatees (animali di gomma galleggianti (castori rossi, rane verdi, tartarughe blu e papere gialle), prodotti in Cina, partirono da Hong Kong su una nave cargo (la Ever Laurel) diretta a Tacoma, negli Stati Uniti, ma, durante una violenta tempesta nel nord del Pacifico, la nave perse tre container, che liberarono in acqua il proprio carico: 28.000 Floatees. Dopo l'incidente, i giocattoli si divisero in tre gruppi: il primo andò alla deriva verso l'Alaska, il secondo verso l'Oceania, mentre il terzo si sarebbe diretto verso il Cile. Una notizia strana che fa sorridere i 3 amici e che alla fine dello spettacolo svelerà la propria funzione catartica.
C’è solo un letto nel palcoscenico vuoto del Teatro. Un letto di scena probabilmente, con delle coperte a formare una sorta di tumulo scomposto. E’ da sotto il tumulo che emerge Melina, la moglie di Saro, ad interrompere il dialogo, ironico e brillante, che si stanno scambiando i 3 amici. Un’irruzione vera e propria nell’intimità, che solo si crea in amicizia, e che è accompagnata dalla proiezione sul fondale dell’esplosione di “Zabriskie Point”sulle note dei Pink Floyd. E’proprio la presenza di Melina, “aiutata” dal genio di Antonioni, a far svanire, quasi evaporare, in una magica dissolvenza incrociata di luci, il ricordo dalla realtà. Una realtà fatta di incomprensioni e recriminazioni da parte di una donna trascurata. Saro è preda dei suoi fantasmi ed il proscenio diventa anche la strada e la spiaggia, dove il Sopravvissuto ha un duro alterco con un ragazzo che ha le stesse sembianze di uno dei suoi amici, morto nell’attentato. E’ infatti il figlio di Cecè, che Saro da tempo segue come un’ombra. La sua decisione di dedicare la propria vita a proteggere il figlio dell’amico morto è diventata ormai un’ossessione. Una sorta di lenta infinita espiazione. Sarà solo il duro confronto fra il ragazzo e Saro, sulla spiaggia di Palermo, a “guarirlo” forse definitivamente, aiutato da un’emozionante ritrovamento. Una piccola paperella gialla, partita da Hong Kong anni prima, sembra finalmente riposare sulla sabbia di Palermo. La notizia letta da Cecè tanti anni prima diviene materia viva. Una sorta di testimone di speranza che Saro porterà in dono a Melina.
Il nostro sopravvissuto, il nostro Hibakusha palermitano, il nostro Saro, che non ha mai ballato in vita sua, si lascerà trasportare dalle note di “Open your heart” di Madonna, e danzerà finalmente insieme ai suoi grandi amici ed alla sua Melina.
L’idea di messa in scena, come credo si intuisca dalle note appena lette, si baserà, oltrechè sulla magica atmosfera, che solo un teatro “nudo” sa regalare, con tiranti e riflettori a vista, soprattutto sul dialogo fra i personaggi, per indagarne psicologie e dinamiche relazionali. Un dialogo a volte brillante, a volte drammatico, a volte duro e senza sconti, proprio di ragazzi, che per scelta hanno deciso e intrapreso una affatto scontata via della legalità e della giustizia, in una Sicilia esposta alla sfrontata sfida della mafia degli anni ’90, che si sposerà con le canzoni d’epoca di inizio anni ’90 e la cronaca spicciola di quegli anni.
Con il termine “Hibakusha” in Giappone vennero identificati i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto del 1945. Molti sopravvissuti ai campi di sterminio della Germania nazista, fra cui intellettuali come Primo Levi, Bruno Bettelheim, Tadeusz Borowski e Jean Améry, posero fine alla propria vita scegliendo il suicidio. Un gran numero di sopravvissuti all’attentato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001 o contro il Bataclàn di Parigi del 2015 soffrono tutt’oggi di disturbi mentali legati senza ombra di dubbio a quegli eventi. Gli individui che sopravvivono ad episodi traumatici gravi come quelli menzionati sopra, infatti, possono arrivare a sperimentare un particolare senso di colpa: il senso di colpa di essere sopravvissuti. E non è un caso che in Psicologia i soggetti che soffrono di tali disturbi vengono identificati con quella che viene chiamata: la Sindrome del sopravvissuto. Ed è di questa Sindrome che probabilmente soffre Saro, agente di scorta di un giudice, ucciso insieme ad altri agenti in un attentato. Saro è scampato per caso alla strage: doveva essere lui alla guida dell’auto saltata in aria! Saro è un sopravvissuto e la sua vita è segnata dai sensi di colpa. Una vita la sua, dominata da irritabilità, scoppi di collera, disturbi del sonno e, soprattutto, popolata dai fantasmi dei suoi compagni, morti nell’attentato. E in quelle notti, all’insegna di un dormiveglia sfiancante, i suoi colleghi ritornano a fargli compagnia, facendolo ripiombare ad ogni risveglio nella prostrazione più profonda.
Il ricordo dell’ultimo incontro con i suoi amici-colleghi Lollo e Cecè, svoltosi proprio in un Teatro, dove il “suo Giudice”, un appassionato di Lirica, aveva deciso di incontrare ed interrogare l’ennesimo pentito di mafia, perseguita Saro e lo porta rivivere quella scena (Scena iniziale dello spettacolo), all’insegna delle confidenze e delle speranze di 3 giovani con la tutta la vita da vivere. Lollo, divoratore di vita, tifoso del Palermo e scatenato ballerino, che vuole coinvolgere lo scontroso Saro nelle sue scorribande notturne. Cecè, “l’intellettuale” del gruppo, che sta per laurearsi in giurisprudenza e che vuole ripercorrere la carriera del “suo Giudice”. E’proprio Cecè a leggere quel giorno una strana notizia sul giornale: Nel gennaio del 1992 numerosi container contenenti Friendly Floatees (animali di gomma galleggianti (castori rossi, rane verdi, tartarughe blu e papere gialle), prodotti in Cina, partirono da Hong Kong su una nave cargo (la Ever Laurel) diretta a Tacoma, negli Stati Uniti, ma, durante una violenta tempesta nel nord del Pacifico, la nave perse tre container, che liberarono in acqua il proprio carico: 28.000 Floatees. Dopo l'incidente, i giocattoli si divisero in tre gruppi: il primo andò alla deriva verso l'Alaska, il secondo verso l'Oceania, mentre il terzo si sarebbe diretto verso il Cile. Una notizia strana che fa sorridere i 3 amici e che alla fine dello spettacolo svelerà la propria funzione catartica.
C’è solo un letto nel palcoscenico vuoto del Teatro. Un letto di scena probabilmente, con delle coperte a formare una sorta di tumulo scomposto. E’ da sotto il tumulo che emerge Melina, la moglie di Saro, ad interrompere il dialogo, ironico e brillante, che si stanno scambiando i 3 amici. Un’irruzione vera e propria nell’intimità, che solo si crea in amicizia, e che è accompagnata dalla proiezione sul fondale dell’esplosione di “Zabriskie Point”sulle note dei Pink Floyd. E’proprio la presenza di Melina, “aiutata” dal genio di Antonioni, a far svanire, quasi evaporare, in una magica dissolvenza incrociata di luci, il ricordo dalla realtà. Una realtà fatta di incomprensioni e recriminazioni da parte di una donna trascurata. Saro è preda dei suoi fantasmi ed il proscenio diventa anche la strada e la spiaggia, dove il Sopravvissuto ha un duro alterco con un ragazzo che ha le stesse sembianze di uno dei suoi amici, morto nell’attentato. E’ infatti il figlio di Cecè, che Saro da tempo segue come un’ombra. La sua decisione di dedicare la propria vita a proteggere il figlio dell’amico morto è diventata ormai un’ossessione. Una sorta di lenta infinita espiazione. Sarà solo il duro confronto fra il ragazzo e Saro, sulla spiaggia di Palermo, a “guarirlo” forse definitivamente, aiutato da un’emozionante ritrovamento. Una piccola paperella gialla, partita da Hong Kong anni prima, sembra finalmente riposare sulla sabbia di Palermo. La notizia letta da Cecè tanti anni prima diviene materia viva. Una sorta di testimone di speranza che Saro porterà in dono a Melina.
Il nostro sopravvissuto, il nostro Hibakusha palermitano, il nostro Saro, che non ha mai ballato in vita sua, si lascerà trasportare dalle note di “Open your heart” di Madonna, e danzerà finalmente insieme ai suoi grandi amici ed alla sua Melina.
L’idea di messa in scena, come credo si intuisca dalle note appena lette, si baserà, oltrechè sulla magica atmosfera, che solo un teatro “nudo” sa regalare, con tiranti e riflettori a vista, soprattutto sul dialogo fra i personaggi, per indagarne psicologie e dinamiche relazionali. Un dialogo a volte brillante, a volte drammatico, a volte duro e senza sconti, proprio di ragazzi, che per scelta hanno deciso e intrapreso una affatto scontata via della legalità e della giustizia, in una Sicilia esposta alla sfrontata sfida della mafia degli anni ’90, che si sposerà con le canzoni d’epoca di inizio anni ’90 e la cronaca spicciola di quegli anni.
I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.